Il culto di Iside in Sicilia viene in fiore quando la dea viene identificata con la tanto celebrata Proserpina. Tale identificazione era comune allora; Apuleio afferma esplicitamente che i Siculi chiamavano Iside Proserpina. Il culto alessandrino fiorisce pertanto in Sicilia nei primi secoli dell'età cristiana e, come altrove, rappresenta un periodo di transizione fra il morente paganesimo e il cristianesimo trionfante. Si è in un tempo in cui comincia già a prevalere il misticismo, che spinge gli spiriti ad elevarsi verso il cielo e quasi annientarsi nella contemplazione di un'unica divinità. Se è vero che la dottrina alessandrina non seppe del tutto svincolarsi da credenze e superstizioni ereditate dall'oriente, e la religione di Iside accanto ad idee sublimi e precetti di sana morale, ebbe concetti stravaganti e pratiche riprovevoli; è anche vero che spianò la strada al trionfante cristianesimo. E' stato già messo in chiaro come nelle vite dei santi e nelle nostre feste religiose si siano conservati molti elementi di quel culto, come anche nella storia dell'arte sacra siano perdurati certi caratteri del tipo della dea egiziana. Si vede rappresentata col suo bambino lattante, e a volte in atteggiamento che ricorda in modo singolare le nostre Madonne. Dopo ciò vien fatto dimandarci se nelle città di Sicilia, e specialmente in Catania, dove il culto alessandrino fiorì maggiormente, abbia occupato il posto di Iside qualche santa cristiana, e se nella festa di questa sia da rintracciare l'antica festa della dea egiziana. Il sospetto viene avvalorato dalla circostanza che nella letteratura sacra catanese, secondo una tradizione che risale ad antichi scrittori, si parla d'una festa che nell'età pagana ogni anno celebravasi in onore d'una statua di donna, che stringeva al seno un bambino e ch'era trasportata trionfalmente in giro per la città. E gli stessi scrittori, messa in relazione quella festa con l'altra di Sant'Agata, trovavano che il fasto e la devozione che il popolo dimostra alla santa si erano innestati sul tronco dell'antico rito; e riferendosi ad altra antica tradizione che parlava di simile festa presso gli Egizi nell'epoca anteriore al cristianesimo, reputano che in Catania sia proprio venuta dall'Egitto. La verità è che quell'antica festa di Catania era in onore di Iside e che essa poi si sostituì a poco alla volta alla popolarissima festa di Sant'Agata. La descrizione che Apuleio ci ha lasciato nelle sue Metamorfosi della festa di Iside in Corinto ci colpisce per la meravigliosa rassomiglianza con la festa di Sant'Agata, specialmente quale era stata descritta dal Carrera nel secolo XVII. Apuleio si riferisce a quella festa che in Roma si disse "Isidis navigium", segnata nel calendario romano il giorno 5 Marzo, e che crebbe rigogliosa attraverso il cristianesimo trionfante, come dimostra il fatto che ne parlano scrittori del IV secolo, non solo, ma anche del tempo di Giustiniano. Era una festa marinara, in quanto consisteva essenzialmente nel consacrare alla dea, Iside Pelagia, la nave che poi si slanciava nel mare, onde la processione dal tempio recava sulla spiaggia, dove aveva luogo la sacra cerimonia. E d'indole marinara pare fosse nelle sue origini la festa di Sant'Agata. La processione dal tempio scendeva sulla marina, come in Corinto, non per lanciare in mare la nave, ma perché là era approdata la barca recante le sacre reliquie della santa. I "nudi", che tiravano con funi la sacra bara, portavano (come fanno sino ad oggi) sugli abiti una camicia, simile agli isiaci vestiti di una tunica di lino bianco. Alla festa prendevan grande parte le donne, come nel culto di Iside; e in Catania non mancava il concorso della mascherata, egualmemte che in Corinto. La martire S. Agata cui s'era strappato il seno e cui le donne offrono anche oggi mammelle di cera in grazia della guarigione ottenuta, prendeva il posto della dea egizia, che simboleggiava la forza produttrice della natura, che era considerata come la dispensiera del latte all'umanità nascente, tanto che nella processione di Corinto un ministro del culto portava in mano un vasetto d'oro a forma di mammella e alla presenza del popolo faceva libazioni di latte. Al velo d'Iside, alle vele della nave egizia, si sostituiva il miracoloso velo della santa catanese. E se così è, il culto di Iside nel suolo di Catania aveva messo ben salde radici.