Da quando l’editto di Costantino imperatore di Roma permise ai cristiani l’esercizio pubblico del sacro culto, questa chiesa che risale all’anno 313, servì da Cattedrale per ben 770 anni, cioè sino alla venuta dei Normanni. Il primo vescovo fu il catanese S. Everio, il quale, avendo retta la chiesa di Catania nel 262, vi aveva costruito occultamente e consacrata fra le rovine del Pretorio (così si chiamava il palazzo del preconsolo romano, fabbricato presso la chiesa del S. Carcere) una cripta od edicola dove furono conservate le reliquie di S. Agata, tolte dall’antica chiesuola di S. Leone oggi scomparsa. Verso il 776, S. Leone il taumaturgo, vescovo di Catania, ricostruiva, od almeno ampliava in miglior forma, l’antica chiesa di S. Agata la Vetere, dalla quale Giorgio Maniace, spedito dall’imperatore bizantino Michele IV alla riconquista della Sicilia, che dal 975, o in quel torno, era stata invasa dai Saraceni, ripartendo da Catania nell’anno 1040, tolse dopo 788 anni le sacre reliquie di S. Agata, che trasporto nella chiesa di S. Sofia in Costantinopoli. Nel tempo in cui dette reliquie riposarono in S.Agata la Vetere mai venne meno la venerazione dei fedeli. Pellegrinaggi, personaggi insigni per titoli o santità, non escluso Papa Vigilio, vennero ad inchinarsi al sepolcro di S. Agata. Anche il prode Belisario, quando verso il 536 toglieva Catania ai Goti, inchinavasi riverente innanzi al venerato sepolcro. Riccardo Cuor di Leone, re d’Inghilterra, in viaggio per la Palestina, nel 1091, venne ad inchinarsi pure alla tomba di S. Agata e venerarne le sacre reliquie, offrendo in dono alla santa il suo prezioso diadema in oro gemmato, del quale oggi vedesi ornata la statua, e nel 1135 si avverò quel miracoloso pellegrinaggio di S. Silvestro Basiliano e di altri molti ragguardevolissimi personaggi, quali tutti gli antichi re e vicerè di Sicilia, lasciando a perenne ricordo di loro visita e devozione preziosi donativi. Sullo scorcio del secolo XI la cattedra vescovile fu trasportata dal vescovo Ansgerio nella nuova cattedrale eretta dal Conte Ruggero, normanno, dal 1088 al 1091. Nella seconda metà del sec. XIV il vescovo Marziale erigeva la chiesa di S. Agata la Vetere in Priorato, dotandola di molti beni, e la dava in commenda ai PP. Benedettini allora canonici del Duomo. Si crede essere stati introdotti i Minori Osservanti in Catania per opera di S. Bernardino di Siena, e secondo altri da un suo discepolo nel 1465. Occuparono in origine il luogo dove furono i Riformati, cioè in S.M. di Gesù. Nel 1605 la cennata chiesa fù dal Capitolo della Cattedrale concessa ai PP. Cappuccini, che però la non occuparono. Nel 1613, ad istanza del vescovo Bonaventura Secusio, calatini, veniva la detta chiesa ceduta ai Minori Osservanti, alla quale famiglia egli apparteneva e ne era già stato Ministro generale dell’ordine; e fù a spese di lui costruito l’annesso convento, nel quale, dopo un quinquennio, egli cesso di vivere ed è tumulato nella Cattedrale fra le porte della cappella del SS. Crocifisso e della sagrestia. Il terremoto dell’11 gennaio 1693 distrusse fin dalle fondamenta convento e chiesa, che quindi a non molto vennero ricostruiti in ben diversa forma. Con l’altro terremoto del 1818 rovinò la volta che fu quindi rifatta, ma anche adesso ha purtroppo bisogno di altre riparazioni prima che sia visitata dai fenomeni sismici. L’ex convento è oggi occupato dall’Istituto ostetrico ginecologico. Il tempio , che è ad una navata lunga m. 47,90 e larga m. 14 circa, appartiene ai Regolari. Sorge nella piazzetta omonima col prospetto in semplice muratura rivolto all’occaso con una porta ed uno stemma sul frontone danneggiato però da un fulmine ed irriconoscibile, ma recava le insegne di S. Francesco D’ Assisi . Passata la porta si vedono nel vestibolo 6 cerei che si portano processionalmente in città per la festa di S. Agata, nonchè una bussola in legno con grate indorate ed un’aquila bicipite scolpita ( stemma del vescovo Pietro Galletti). Visitando il tempio da destra a sinistra sono da osservare col seguente ordine:
1) Un bel mausoleo col busto del defunto, dovuto allo scalpello del cav. Antonio Cali’, catanese, morto in Napoli.
Vi si legge il seguente epitaffio:

(Qui fu trovata questa lapide il giorno 18 luglio nell'anno 1742)

Ancor più sotto, fra un bassorilievo in pietra che rappresenta S. Agata in carcere con S. Pietro, leggesi a caratteri paleografici sculti in gotico antico ed alquanto corrosi ed irriconoscibili, quest'altra iscrizione: (è un dialogo tra S. Agata e S. Pietro).

QUIS ES TU, QUI VENISTI AD ME CURARE VULNERA MEA?
EGO SUM APOSTOLUS CHRISTI: NIHILIN ME DUBITES.
FILIA: IPSE ME MISIT AD TE, QUEM DILEXISTI MENTE.
ET PURO CORDE.

MEDICINAM CARNALEM CORPORI MEO NUMQUAM EXHIBUI.
SED HABEO DOMINUM IESUM CHRISTUM, QUI SOLO.
SERMONE RESTAURAT UNIVERSA.

(Chi sei tu, che sei venuto da me per curare le mie piaghe? Io sono l'apostolo di Cristo. Non dubitare di me, o figlia: Egli mi ha mandato a te, che lo hai amato con la mente e col cuore puro).

(Giammai ho adibito medicina carnale per il mio corpo, ma ho il Signore Gesù Cristo, il quale con la sola parola ristora ogni cosa).

La seconda tabella poco distante dalla prima reca in alto le parole:

IMPIE, CRUDELIS, ET DIRE TYRANNE, NON ES CONFUSUS
AMPUTARE IN FEMINA QUOD IPSE IN MATRE SUXISTI?

(Empio, crudele ed inumano tiranno, non ti vergogni di strappare in donna ciò che tu stesso hai succhiato nella madre?).

Sotto la detta iscrizione è ancora una tavoletta marmorea con due mammelle scolpite e più in basso si legge finalmente:

D.O.M.
HIC QUINTIANA IMPIETAS QUOD IN
IN MATRE CLEMENTER SUXIT I AGATHA
CRUDELITER AMPUTAVIT
ANN. D.O.M. CCLII.

A Dio Ottimo Massimo

(Qui l'empietà di Quinziano strappò crudelmente in Agata ciò che serenamente succhiò nella madre. Nell'anno del Signore Ottimo Massimo 252).

MARIO MUSUMECI

ARCHITECTONICES ANTECESSORI

IN REBUS ARCHEOLOGICIS AC HISTORICIS

PRAE ALIIS VERSATO

JOENIAE ACADEMIAE INTER COETEROS FUNDATORI

OPTUME DE PATRIA AC DE DOMO MERITO

CORDIS COMITATE INSIGNI

FILIAE LUGENTES POSUERE

A. D. MDCCCLIV.

( A Mario Musumeci professore di architettura, versato principalmente nelle scienze archeologiche e storiche, fondatore cogli altri dell’ Accademia Gioenia, caro alla patria ed alla famiglia, le figlie piangenti, con grande pietà nell’ anno del Signore 1854 posero).

2) Il primo altare con un grande dipinto su tela, rappresentante la Madonna della Maternità, ed altra piccola tela con le immagini dei SS. Bonaventura cardinale, Ludovico vescovo di Tolosa e la Madonna in alto (simile al gran quadro esistente nella chiesa di S. Francesco di Assisi, navata meridionale).

3) Un profondo vano sotto il quale è un arca con la seguente iscrizione dettata da Mons. Tes. della cattedrale D. Francesco Castro:

IN QUESTA ARCA VETUSTA
FURONO PER PIU’ DI CINQUE SECOLI CONSERVATE
LE VENERABILI RELIQUE DELLA NOSTRA CONCITTADINA
S. AGATA
OGGI NEL PREZIOSO ARTISTICO SCRIGNO
MESSO A NUOVO
DEVOTAMENTE RIPOSTE
MDCCCLXXXIX.

4) Il secondo altare adorno di una grande tela di Paolo Ferro Vaccaro, del 1851, nella quale è effigiata la Madonna degli Angeli.

5) Il terzo altare con altra grande tela del Pennisi, rappresentante S. Agata in carcere con le mammelle recise e con S. Pietro ed un angelo recante una face accesa. Vi si vede anche un altro quadro piccolo che rappresenta S. Lucia. Il 4 febbraio è visibile in questo altare il corpo in cera di S. Agata giacente dentro apposita urna di vetro.

Una lapide murata sulla parete presso il detto altare reca la seguente iscrizione degna purtroppo di menzione:

COMPUTO A’ DEVOTI DELLA SANTA.

S. AGATA NACQUE A CATANIA L’ ANNO 238

FU CORONATA DEL MARTIRIO L’ ANNO 252

IL PRIMO MIRACOLO CHE LIBERO’ DAL FUOCO LA CITTÀ’ E SOBBORGHI

CON IL VELO, FU L’ ANNO 253.

IL SUO CORPO DIMORO’ IN S. AGATA LA VETRA ANNI 788

FU DA CATANIA TRASPORTATA A COSTANTINOPOLI L’ ANNO 1040.

DIMORO’ IN COSTANTINOPOLI ANNI 86.

RITORNO’ DA COSTANTINOPOLI A CATANIA L’ ANNO 1126.

RIPOSA NELLA SUA MAESTOSA BASILICA ERETTA DA RUGGIERO

L’ ANNO 1004 SINO AL PRESENTE.

6) La grande abside sull’ arco ovale dalla quale è un’ aquila in gesso con l’iscrizione:

HIC OLIM CONDITA
NVNC COELOCORONATUR.
A. D. MDCCCXXIII

( Qui seppellita una volta, ora è coronata in cielo. L’ anno del Signore 1823).

Sotto l’altare maggiore è posto un sarcofago di pietra, di fattura romana, ornato di figure e ritrovato negli scavi eseguiti al nord e all’est della città. In esso si vuole essere stato racchiuso il corpo di S. Agata fino al suo trasporto in Costantinopoli. In questo sepolcro andò la vergine siracusana Lucia per implorare da S. Agata la guarigione della madre, ed è appunto in memoria di questo fatto che nella chiesa di S. Agata la Vetere si celebra con grande solennità, il 13 dicembre, la festa della gloriosa martire siracusana. Addosate alla parete settentrionale dell’abside veggonsi due tavole in pietra ( specie di mausolei ) la più vicina delle quali ha in alto un’iscrizione in 3 righe a lettere marmoree sculte in rilievo, di forma gotico antica, con queste parole:

MENTEM SANCTAM SPONTNEAM HONOREM DEO ET PATRIAE

LIBERATOREM.

( Mente santa spontanea, onore a Dio e liberazione della patria )

Un po' più in giù sono incise le parole a lettere romane:

HIC INVETA FVIT DIE 18 IVLIJ AN.° 1742.